Nei suoi libri l’antropologo Marino Niola descrive i comportamenti alimentari e parla di “tribù alimentari”, ovvero di quelle condotte di consumo alimentare peculiari a gruppi di individui. In tal senso, molto evidente, negli ultimi anni, la ricerca di cibi “free from”, cioè privi di ben determinate sostanze: il glutine, il lattosio, l’olio di palma… Tale ricerca può essere legata a determinate patologie più o meno diagnosticate, oppure alle idee (e quindi alla percezione della realtà) del consumatore. Si può quindi parlare di veri e propri disturbi alimentari (intolleranze, allergie…) di cui in effetti una parte crescente della popolazione soffre, passando dall’adozione di particolari diete (vegetariane, vegane…), per arrivare a scelte indotte dalla cattiva informazione (le cosiddette fake news), che influenzano determinati consumi a fini di mero lucro.
UNA NUOVA E STIMOLANTE SFIDA PER L’INDUSTRIA AGROALIMENTARE GLOBALE
La selettività dell’alimentazione può assumere anche veri e propri risvolti patologici dal punto di vista psichico: si parla di ortoressia in presenza di un’ossessione maniacale per i cibi che si ritengono “sani”, ma anche di più gravi disturbi comportamentali come l’Arfid (Avoidant restrictive food intake disorder). Chi è affetto da questi disturbi comportamentali ritiene in maniera ossessiva che un certo tipo di cibo possa causargli problemi anche senza ragioni effettive dal punto di vista medico (tale sindrome è purtroppo in aumento anche in età infantile).
continua…
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Direttore Marketing & Qualità e Vice Direttore di Mercato Caab Spa, Direttore scientifico Fondazione Fico
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