Il marchese Raffaele Cappelli, terminati gli studi universitari in Napoli, si dedica alla carriera diplomatica, addetto alle ambasciate di Londra, Vienna e Berlino. Nel 1885 conquista il ministero degli esteri, a Roma, con la carica di segretario, fino a divenire senatore nel 1919. Raccogliendo l’eredità familiare, si occupa con competenza e protagonismo della riforma agraria dei primi del Novecento. Siamo nella prima metà degli anni ’20 e l’Italia monarchica risulta importatrice di grano per ben 1/3 del consumo nazionale pari a circa 7,5 milioni di tonnellate, causa di passivo nella bilancia commerciale. Il progetto di una politica autarchica conduce alla Battaglia del grano per raggiungere la completa autosufficienza. Proclamata dalla camera dei deputati nel giugno del 1925, la battaglia viene decretata già i primi di luglio dello stesso anno, e si costituisce il comitato permanente del grano con a capo Benito Mussolini e di cui l’agronomo Nazzareno Strampelli, padre del Senatore Cappelli, fa parte. Il progetto e l’intervento dovevano rivolgersi principalmente all’aumento del rendimento di grano per ettaro, in quanto un aumento medio, anche modesto, avrebbe dato risultati notevoli, evitando di allargare la superficie coltivata a frumento a discapito di altre colture più redditizie e in ogni caso necessarie al complesso dell’economia nazionale. Viene così fissata l’estensione di ettari coperta con le semine dell’anno precedente. Il progetto deve affrontare tre problemi principali: il problema della selezione dei semi, il problema dei concimi e dei perfezionamenti tecnici e per ultimo, ma non per questo di minor importanza, il problema dei prezzi. A partire dal 1927 purtroppo, il mercato mondiale risulta caratterizzato da un crollo repentino dei prezzi e il governo è costretto, per continuare a seguire la propria linea economica basata sull’autarchia, a difendere il reddito degli agricoltori imponendo dazi protettivi all’importazione del grano. In un contesto storico in cui l’obiettivo è sfamare la popolazione crescente e ridurre drasticamente la quantità di grano importato, il lavoro dell’agronomo Strampelli si indirizza principalmente ad individuare, con l’incrocio e la selezione della progenie, nuove varietà di piante che aumentino le rese del raccolto e la resistenza ai funghi patogeni, e che garantiscano una data di spigatura anticipata. Strampelli cerca di anticipare il tempo di spigatura per avere la granella quando il clima è più fresco e più precisamente quando c’è più acqua nel terreno, così da permettere alla pianta di produrre di più. Il frumento Senatore Cappelli (Strampelli dedicò al marchese Raffaele Cappelli il nuovo grano), nonostante fosse alto poco oltre 150 cm, tardivo e suscettibile alle ruggini ed all’allettamento, determinò un aumento delle rese di raccolta rispetto alle medie ottenute con le vecchie varietà locali.
LA BATTAGLIA È SEMPLICE PERCHÉ L’OBIETTIVO È PRECISO: È POSSIBILE NELLA VOSTRA GIURISDIZIONE AUMENTARE IL RENDIMENTO AGRICOLO? ALLORA, SE QUESTO È POSSIBILE, QUESTO DEVE ESSERE FATTO! Benito Mussolini
Le sue cultivar ibride di frumento furono uno degli elementi decisivi di vittoria della Battaglia del grano. Nel trentennio che va dall’anno 1920 all’anno 1950, fino al 60% della superficie nazionale a grano duro viene investita a Cappelli. Dagl’inizi del secolo scorso fino agli anni ’60 il grano Senatore Cappelli ha rappresentato la base del miglioramento genetico del frumento duro ed è infatti presente nel patrimonio genetico di quasi tutte le cultivar di grano duro, oggi coltivate in Italia. Spiga alta, radici profonde, diploide, grande personalità per i profumi intensi ed il ricco sapore, digeribile e capace di esercitare azioni benefiche sulla colesterolemia, sullo stato infiammatorio, sul danno ossidativo delle membrane cellulari e sulla funzionalità intestinale. Italiano, anche se derivante da una varietà tunisina, il grande protagonista ed il più diffuso fino agli anni ’60, è oggi nuovamente alla ribalta perché straordinario, incline alle colture organiche e ostile alle concimazioni eccessive.
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