Da settore di nicchia a comparto fra i più dinamici dell’agroalimentare, negli ultimi mesi il biologico italiano ha conquistato un altro importante traguardo: la legge 9 marzo 2022, n. 23. Si tratta della prima normativa nazionale, emanata in ambito europeo, dedicata al biologico, segnale del crescente interesse delle istituzioni nei confronti di un settore che ha raggiunto segmenti sempre più ampi di mercato interno e internazionale.
Le cifre del successo italiano sono state elencate dal nostro compianto Presidente Silvio Grassi nel suo editoriale di Molini d’Italia del settembre 2021: l’Italia è fra i primi 10 produttori bio a livello mondiale; seconda in Europa per superfici coltivate (15,5% delle superfici totali) e prima per numero di occupati (79 mila operatori). Nella sua approfondita analisi, Silvio Grassi riferiva, fra l’altro, del quadro giuridico comunitario, della politica di filiera, della collaborazione con le associazioni di settore, dell’istituzione in seno a Italmopa della Commissione prodotti biologici, della necessità di costituire la banca dati transazioni prevista dal D.Lgs n. 20/2018, dell’urgenza di intensificare il sistema dei controlli da Paesi terzi, della richiesta di Italmopa di essere coinvolta nel tavolo ministeriale sul bio.
APPROVATA LA PRIMA LEGGE NAZIONALE SUL COMPARTO EMANATA IN AMBITO EUROPEO
Si evince, da quell’articolo, la complessità di un tipo di coltura che richiede una regolamentazione rigorosa ma, al contempo, deve essere liberata dalle sovrastrutture burocratiche che rischiano di frenarne ulteriori passi in avanti. La legge n. 23 del 2021 sembra, almeno in parte, rispondere a queste e ad altre numerose esigenze rilevate dagli operatori del settore, già segnalate da Italmopa attraverso la Commissione prodotti biologici e il dialogo con istituzioni, enti e associazioni. È vero, infatti, che lo sviluppo di qualsiasi comparto produttivo ha bisogno di uno schema certo e trasparente di regole per adottare prassi corrette di avanzamento, tanto più se, come è accaduto nell’ultimo decennio al biologico, lo sviluppo è stato repentino e perfino accelerato nella fase pandemica, durante la quale il consumo dei prodotti bio è aumentato dell’11%.
La normativa, varata lo scorso 9 marzo dopo una lunga gestazione, contiene disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico. Uno dei punti più significativi è la previsione dell’istituzione di un tavolo tecnico da cui arriveranno risposte importanti per la sicurezza del settore come, ad esempio, il marchio per identificare i prodotti biologici realizzati con materie prime coltivate in Italia. Sarà quindi il claim “Biologico italiano”, insieme alla foglia verde che tutela le produzioni bio in Europa e a un nuovo logo ancora da definire, a garantire un immediato riconoscimento al cibo biologico italiano.
LA LEGGE PREVEDE STRUMENTI DI INTERAZIONE FRA OPERATORI DELLA FILIERA
La normativa prevede inoltre l’adozione di un Piano di azione nazionale per la produzione biologica, nell’evidente intento di puntare sul settore con programmi di sviluppo a lungo termine. Tale piano dovrà stabilire interventi mirati a incentivare il consumo di prodotti biologici attraverso iniziative di informazione ed educazione al consumo; a monitorare l’andamento del comparto; a migliorare il sistema di controllo e di certificazione. Saranno poi promossi progetti dedicati ai prodotti provenienti da distretti biologici che permettano la tracciabilità delle diverse fasi produttive e l’informazione al consumatore sulla sostenibilità ambientale. Al fine di favorire l’integrazione tra le diverse fasi della filiera dei prodotti biologici, sono stati previsti strumenti di interazione fra operatori della filiera, che consistono nella facoltà di stipulare contratti di rete e sottoscrivere contratti di filiera tra gli operatori del settore.
In un recentissimo convegno organizzato a Roma dalle Associazioni del biologico in Italia – a cui hanno partecipato anche il Ministro delle Politiche agricole Patuanelli e il Sottosegretario Battistoni – è stato evidenziato come il biologico rappresenti un’opportunità strategica in campo economico e, al tempo stesso, un approccio efficace nel contrasto al cambiamento climatico e nella tutela dell’ambiente e della biodiversità. In quell’occasione, è stato enunciato il c.d. “biodecalogo”, che tra i punti/obiettivi prevede: filiere “Made in Italy Bio” fondate sul giusto prezzo per agricoltori e consumatori; distretti biologici; comunicazione e campagne di informazione ai cittadini per far conoscere i valori del bio e favorire l’aumento dei consumi di biologico; innovazione digitale e una piattaforma di tracciabilità unica in favore del consumatore.
Italmopa, che tra i suoi associati annovera molini che hanno un’importante e lunga tradizione nel settore biologico, segue con grande attenzione l’evoluzione della materia sia nei rapporti con l’Amministrazione competente (Mipaaf), sia con le categorie (produttori agricoli) a monte della filiera. In tal senso, lo scorso 15 febbraio ha siglato un protocollo d’intenti con Cia-Agricoltori italiani finalizzato a sviluppare e promuovere congiuntamente progetti di filiera per la produzione di grano 100% biologico italiano. Si punta così a soddisfare i requisiti di qualità e sostenibilità della materia prima e a garantire il giusto prezzo a tutti i soggetti coinvolti. In sostanza, scopo del protocollo è costruire una vera e propria “filiera bio equa italiana” partendo dai primi anelli, vale a dire i produttori agricoli e l’industria molitoria, per poi allargarla agli altri attori, fino alla Gdo.
Alla base del documento si pone la consapevolezza della centralità del settore biologico sia per i consumatori, sia per le nuove politiche comunitarie e nazionali, dalla nuova Pac al Green Deal, al PNRR, in un’ottica di maggiore sostenibilità ambientale, economica e sociale. Per questi motivi, Cia-Agricoltori italiani e Italmopa intendono adoperarsi per promuovere equi accordi commerciali fra i soggetti coinvolti, con l’impegno a collaborare per l’identificazione dell’opportuno meccanismo di definizione dei prezzi, della tipologia dei contratti e della loro durata. Inoltre, le due organizzazioni vogliono condividere gli obiettivi di qualità, dai requisiti della materia prima agli sfarinati, al prodotto finito, nonché valorizzare la trasparenza e la tracciabilità delle filiere e l’origine italiana del grano biologico, ovvero le specifiche aree territoriali regionali vocate in Italia.
ITALMOPA PROMUOVE PROGETTI DI FILIERA PER PRODURRE GRANO 100% BIO
A livello europeo si segnala la Comunicazione della Commissione Ue del 25 marzo 2021, nella quale è esposto il Piano d’azione per il futuro della produzione biologica nell’Unione europea. Nella risoluzione sul Piano d’azione dell’Ue per l’agricoltura biologica, adottata lo scorso 3 maggio, il Parlamento europeo ha sottolineato che l’agricoltura biologica è un elemento chiave per il raggiungimento degli obiettivi ambientali e climatici. Ha inoltre ribadito che lo sviluppo del settore biologico deve essere orientato dal mercato, attraverso adeguati approcci nazionali e regionali, oltre che dal sostegno alla ricerca in questo specifico comparto dell’agricoltura. La risoluzione mette anche in evidenza i molteplici vantaggi delle colture biologiche per la mitigazione dei cambiamenti climatici, la biodiversità e la protezione del suolo. Se, da un lato, il testo sottolinea che lo sviluppo e la crescita del settore devono essere orientati dal mercato, allo stesso tempo richiede che la Politica Agricola Comune riservi un consistente sostegno ai coltivatori di questo comparto.
Nel testo un ruolo importante è attribuito alla filiera che – viene specificato – nel biologico deve essere corta, locale, stagionale e intelligente. La risoluzione postula, quindi, che siano effettuati investimenti per facilitare lo sviluppo delle filiere alimentari corte. È poi rimarcato che ogni Stato membro deve definire le proprie strategie nazionali o regionali per l’agricoltura biologica. Da Bruxelles arriva, dunque, un pressante appello all’iniziativa e alla responsabilità dei singoli Paesi. E l’Italia, fin qui protagonista di sorprendenti primati nel settore, non potrà lasciarlo cadere. L’abbondante produzione legislativa comunitaria rivolta al biologico rivela, in conclusione, l’importanza che le istituzioni europee attribuiscono a questo comparto e alle potenzialità che ancora può e deve esprimere. Non per niente le più recenti azioni volte a promuovere la produzione biologica sono state inserite da Bruxelles nel Green Deal europeo, il grande piano dell’economia verde cui è destinato fino a un terzo degli 1,8 trilioni di euro di investimenti del NextGenerationEu.
From a niche sector to one of the most dynamic in the agro-food industry, Italian organic farming has achieved another important milestone in recent months: Law No. 23 of 9 March 2022. This is the first national law, issued in a European framework, dedicated to the sector: a sign of the interest that institutions are showing in a sector that has reached increasingly large segments of the domestic and international market. The legislation contains provisions for the protection, development and competitiveness of organic agricultural, agri-food and aquaculture production. Significant points include the provision of a technical table from which important answers for the sector’s safety will come, such as the trademark to characterise organic products made with raw materials grown in Italy. Therefore, it will be the term «Biologico Italiano» («Italian Organic»), together with the green leaf that protects organic production in Europe and a new logo yet to be defined, that will guarantee immediate recognition for Italian organic food.
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Presidente Italmopa
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