Il terzo quadrimestre 2021 ha messo il sistema produttivo nazionale di fronte alla tempesta perfetta, resa tale, oltre che dai picchi di costo di materie prime ed energia, dal prolungarsi ben oltre le previsioni di fenomeni che erano già affiorati a inizio anno. Dopo lo stop del 2020 causato della pandemia, l’inverno particolarmente rigido che ne è seguito ha svuotato gli stock di gas quasi ovunque. Quando il Covid ha allentato la morsa, le locomotive Cina e Usa sono ripartite d’impeto e poi anche tutto il mondo si è rimesso in moto.
COSTI RECORD DI MATERIE PRIME ED ENERGIA DISORIENTANO IL SISTEMA PRODUTTIVO NAZIONALE
Ciò ha generato una domanda fuori controllo di carta, cotone, plastica e altri materiali. In aggiunta, la crisi dei carburanti e della logistica (noli e container) ha fatto esplodere i costi dei trasporti, che si sono poi riversati sulle materie prime. Il più classico dei circoli viziosi.
Il prezzo del gas ha iniziato la sua corsa a maggio. È la commodity che ha mostrato il rincaro maggiore: con un +430% a fine 2021 si è praticamente quintuplicato. L’aggravio è molto pesante per l’Italia, che ha un mix energetico che privilegia proprio il metano, con una quota di consumo del 42% e una quota di rinnovabili dell’11% (inferiore a quella di Germania, Gran Bretagna e Spagna), ben lontana dal consentire una capacità di compensazione.
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