Secondo il Programma alimentare mondiale, il numero di persone chiamato ad affrontare un’insicurezza alimentare acuta è più che triplicato tra il 2017 e il 2021, e potrebbe aumentare di un ulteriore 17%, attestandosi nel 2022 a 323 milioni di persone, quale conseguenza della guerra in Ucraina.
I RISCHI PER L’ITALIA POTREBBERO ESSERE ENORMI: È QUINDI UTILE TORNARE A DISCUTERE DI COME INVESTIRE EFFICACEMENTE LE RISORSE DEL PNRR
L’impennata dei prezzi dei generi alimentari iniziata a metà 2020, che costituisce la principale causa dell’insicurezza alimentare, è stata determinata da diversi fattori: la ripresa della domanda dopo la crisi pandemica, gli impatti meteorologici avversi sull’offerta, un numero crescente di restrizioni commerciali sui prodotti alimentari e il violento aumento dei costi di input, in particolare energia e fertilizzanti. Una situazione che, pertanto, trova le sue origini prima ancora dell’avvio del conflitto tra Russia e Ucraina, che ha solo contribuito a stressare ulteriormente un contesto di forte tensione già presente nelle varie catene di approvvigionamento. Purtroppo, le prospettive a breve e medio termine sull’andamento dei mercati cerealicoli internazionali appaiono ancora fortemente incerte, non tanto per le previsioni di raccolto 2022, complessivamente in linea, per quanto riguarda i volumi, con quelle degli anni precedenti, quanto per i nuovi equilibri geopolitici mondiali le cui conseguenze sono solo in parte prevedibili. La globalizzazione, così come l’abbiamo conosciuta fino a oggi, è destinata a mutare velocemente, mentre l’interconnessione e l’interdipendenza dell’economia globale saranno sicuramente oggetto di significativi passi indietro, a favore dello sviluppo di politiche protezionistiche in grado di minacciare una crescita economica che si preannuncia, nel migliore dei casi, particolarmente fragile.
LA GUERRA IN UCRAINA HA CONTRIBUITO A STRESSARE ULTERIORMENTE UN CONTESTO GIÀ IN FORTE TENSIONE
In questo contesto rinnovato o, meglio, in via di definizione, i rischi per il nostro Paese – ormai strutturalmente caratterizzato da stagnazione economica, instabilità politica, assenza di riforme pregnanti e alto debito – potrebbero essere enormi, tanto più se le risorse del PNRR non saranno tradotte in investimenti efficaci anche nelle filiere alimentari, le cui criticità sono spesso riconducibili a un settore primario in forte difficoltà competitiva. E il silenzio che, in questi ultimi mesi, è piombato in materia non lascia presagire nulla di buono.
The recent war has exacerbated a number of difficult situations in the food world. Food insecurity is indeed mainly due to the soaring prices of raw materials, but also to new market dynamics, new players, smaller harvests, and the recent hot weather that has halved harvest results, at least in Italy. This widespread uncertainty related to the cereal market outlook is keeping several countries in check and the fact that we no longer hear about the PNRR funds (The National Reform and Resilience Plan) for food supply chains leads to fears that those funds will not be granted.
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