La febbre inflazionistica non dà tregua. L’andamento di un parametro cardine quale il fatturato industriale sta a lì a dimostrarlo, al di là degli indici dei prezzi tal quali. Quello di agosto dell’industria alimentare mette infatti a segno un tendenziale del +24,9% sullo stesso mese del 2021, dopo il +17,2% di luglio. Nel confronto sui primi otto mesi 2022-2021 il trend sale al +18,2%, dopo il +17,2% dei sette mesi, da cui esce un’ulteriore spinta verso alto delle attese sulla quota di fatturato dell’industria alimentare a fine anno, che nell’ultimo quadrimestre 2022 potrebbe arrivare, se il tasso di crescita sarà confermato, attorno ai 180 miliardi di euro, ben 25 miliardi sopra i 155 miliardi euro del 2021. Un balzo senza precedenti.
Anche il fatturato del totale industria si muove in modo analogo e mostra un +23,1% nel confronto agosto 2022-2021, dopo il +16,3% di luglio, e un +20,1% nel confronto tendenziale sugli otto mesi 2022-2021, che ritocca il +19,9% dei sette mesi. Ciò che desta maggiore preoccupazione sono i veri e propri “salti” dei tendenziali di agosto rispetto a quelli registrati a luglio. Per l’industria alimentare il differenziale di crescita fra i due delta, in un solo mese, è di ben 7,7 punti, mentre per il totale industria è di 6,8 punti.
È di tutta evidenza che siamo di fronte ad accelerazioni anomale, incompatibili con un ragionevole tasso di sviluppo. A meno di miracoli, sono un segnale inappellabile di frenata e recessione a breve. Tanto più che in una fase in cui servirebbero maggiori investimenti per rilanciare la crescita, questi vengono consapevolmente penalizzati. Infatti, come noto, per frenare l’inflazione comunitaria la BCE ha ulteriormente aumentato dello 0,75% il costo del denaro, riservandosi di replicare e perfino incrementare gli aumenti entro il primo trimestre 2023. Siamo di fronte ai limiti oggettivi degli strumenti a disposizione della politica monetaria quando si trova a dover fronteggiare l’inflazione peggiore, cioè quella da offerta.
L’andamento dei prezzi alla produzione
La crescita ipertrofica dei fatturati è spinta, peraltro, dai prezzi alla produzione praticati dalle aziende, innescati a monte dai trend incendiari dell’energia e, in seconda battuta, da quelli di alcune materie prime. Gli ultimi indici aggregati non fanno intravedere la minima tregua su questo fronte. Il tendenziale dei prezzi alla produzione dell’industria alimentare sale infatti a settembre al +16,4% dopo il +15,2% di agosto, mentre quello del totale industria arriva al +41,8% dopo il +40,1% di agosto. Sulla dinamica dei prezzi alla produzione dell’industria continuano a pesare i rialzi sul mercato interno dei costi delle forniture di energia elettrica e gas; si osserva invece un leggero effetto di contenimento delle quotazioni di coke e prodotti petroliferi raffinati, dovuto ai ribassi delle quotazioni del petrolio.
Nel confronto settembre-agosto 2022, i prezzi alla produzione dell’industria alimentare registrano un +1,8%. Il maggiore spunto di crescita lo segna la “lavorazione e conservazione di carne di volatili” (+6,1%), seguita da “altra lavorazione di frutta e ortaggi” (+5,3%). La “lavorazione delle granaglie” mostra su agosto un +3,0%, fra gli aumenti più elevati e comunque superiore alla media sopra citata del +1,8%. Riduzioni marginali emergono invece sul fronte degli “oli e grassi” (-1,9%), dei “preparati omogeneizzati e alimenti dietetici” (-1,0%), degli “amidi e prodotti amidacei” (-0,9%).
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Responsabile Ufficio Studi, Mercato e Ufficio Stampa di Federalimentare
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