Cambiare il mercato agroalimentare è la parola d’ordine che il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, e il Vice Capo Unità della DG-Agri della Commissione europea, Ricard Ramon i Sumoy, hanno ribadito lo scorso 17 giugno durante il webinar “Sviluppo rurale, benefici e opportunità per l’agricoltura italiana: le storie di successo dei Programmi di sviluppo rurale e la comunicazione della Rete Rurale”, promosso da Rete Rurale Nazionale. Un evento che ha anticipato di poco l’accordo politico provvisorio dello scorso 25 giugno del Consiglio e del Parlamento europeo sul futuro della Politica agricola comune (Pac) dell’Unione europea per il periodo 2023-2027. 340 miliardi di euro di bilancio europeo saranno destinati alla Pac e, di questi, più di 38, a partire dal 2023, andranno all’Italia.
L’accordo trovato in sede europea vedrà l’introduzione dei piani strategici nazionali che trasferiranno il potere e le responsabilità di attuazione della Pac da Bruxelles agli Stati membri. La Pac sarà quindi anche uno strumento utile per lo sviluppo di strategie che dovranno mantenersi in linea con gli obiettivi dell’Unione, fornendo agli agricoltori procedure di transizione verso un sistema alimentare sostenibile.
LE STRATEGIE DI BRUXELLES E DEL MIPAAF
Questo consentirà a ogni Stato membro di definire il proprio percorso di sviluppo tenendo conto delle condizioni locali e fornire un adeguato feedback delle relative performance all’Unione europea. Gli aiuti, però, non saranno indiscriminati: per beneficiare della Pac saranno richiesti dei requisiti minimi. Le aziende agricole dovranno rispettare obbligatoriamente la regola di dedicare almeno il 3% dei terreni coltivabili alla biodiversità e a elementi non produttivi, con la possibilità di ricevere un sostegno, tramite gli eco-regimi, per raggiungere il 7%. C’è poi il tema della dimensione sociale, una vera e propria condizionalità secondo la quale i beneficiari della Pac dovranno rispettare il diritto sociale e del lavoro per ricevere i fondi europei. Inoltre, gli Stati membri dovranno ridistribuire almeno il 10% di queste risorse a beneficio delle aziende agricole più piccole e descrivere nel loro piano strategico come intendono farlo.
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