Fiumi di inchiostro, nei mesi scorsi, hanno riempito migliaia di pagine bianche per richiamare quotidianamente l’attenzione sulle difficoltà in cui si dibattono i vari comparti dell’industria manifatturiera italiana a causa dell’incremento dei costi energetici.
Probabilmente, e comprensibilmente, i consumatori hanno percepito in modo sempre più flebile, e qualche volta disinteressato, un grido di allarme, ormai generalizzato da parte di tutto il comparto manifatturiero, che sembrava, tutto sommato, aver avuto ripercussioni non disastrose sulla loro quotidianità. L’aumento dei prezzi dei prodotti petroliferi veniva considerato fastidioso ma, in fin dei conti, il suo impatto era stato parzialmente disinnescato dalla provvisoria riduzione delle accise sui carburanti.
SERVONO MISURE URGENTI PER EVITARE UNA RECESSIONE DAGLI ESITI IMPREVEDIBILI
Con il mese di ottobre, però, l’indolenza ha iniziato a lasciare spazio a una crescente, profonda e diffusa preoccupazione. Gli attesi violenti aumenti, in percentuali talvolta impreviste, delle utenze domestiche e dei prezzi dei beni di consumo, anche di quelli considerati essenziali, per via dell’impossibilità delle aziende di continuare ad assorbire totalmente gli aumenti dei costi delle materie prime, è giunto, probabilmente, inaspettato per molti, nonostante i ripetuti appelli.
La manifesta volontà, almeno finora, del nuovo governo di non prevedere uno sforamento di bilancio per ovviare agli effetti del caro energia, seguendo in tal modo le orme del precedente governo Draghi, non rende peraltro percorribile l’ipotesi di nuove reti di sicurezza che si sarebbero sommate a quelle introdotte, talvolta in modo molto generoso, dopo la crisi innescata dalla pandemia.
La situazione, a questo punto, rischia di diventare molto delicata: l’incertezza sull’evoluzione e la durata del conflitto tra Russia e Ucraina e sulle sue conseguenze economiche, le crescenti difficoltà di accesso al credito, i dubbi sulla capacità della Commissione europea di disinnescare ogni forma di egoismo nazionale da parte degli Stati membri, costituiscono solo alcune delle minacce che rischiano di ingenerare una profonda sfiducia e disorientamento nei consumatori, che potrebbe ripercuotersi in modo fortemente negativo sulla loro propensione al consumo, incrementando così la possibilità di una recessione dagli esiti, anche sociali, imprevedibili.
NEI CONSUMATORI SI STA DIFFONDENDO UNA CRESCENTE E PROFONDA PREOCCUPAZIONE
Una situazione, pertanto, particolarmente complessa che richiederà capacità di gestione ed equilibrio da parte dei policy makers comunitari e nazionali. Ne va del futuro dell’Europa e dei singoli Paesi che la compongono, all’interno del nuovo contesto geopolitico mondiale che, necessariamente, scaturirà al termine del conflitto.
Much has been written about the difficult situation of the Italian manufacturing industry due to soaring energy costs. Today, however, companies are no longer able to fully absorb the increase in raw material costs and the numerous price rises, and therefore the costs will start to fall substantially on consumers. Therefore, this is a particularly tricky situation that will require management skills and balance on the part of EU and national policy makers. The future of Europe and each country that makes it up in the new global geopolitical context that will necessarily arise at the end of the conflict is at stake.
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