L’invasione in atto dell’Ucraina da parte della Russia suggerisce una rapida analisi del nostro interscambio agroalimentare con questi Paesi. Va detto che l’accerchiamento dei costi produttivi patito dal “food and beverage” nazionale e, in particolare, dal comparto molitorio prima dei drammatici fatti di fine febbraio, costituiva già, di per sé, una tempesta perfetta. L’accensione del fronte bellico ha esaltato tragicamente questo situazione, nel presente ma, purtroppo, anche nel futuro, proiettandola sul medio-lungo periodo.
L’ANALISI DEI RAPPORTI ECONOMICI DI QUESTI PAESI CON L’ITALIA
Un briciolo di storia. Com’è noto, dall’agosto 2014 sul mercato russo vige un embargo nei confronti dei prodotti italiani a base di carne, lattiero-caseari e ittici, nonché di alcuni prodotti agricoli, scattato dopo la vicenda Crimea. Nel 2013 questo mercato era all’11° posto tra gli sbocchi del “food and beverage” italiano e stava entrando di prepotenza nella “top ten” in virtù di una spinta formidabile. Infatti, nel quadriennio 2010-2013 gli aumenti medi annui del nostro export sono stati pari al 24%. Oggi la Russia è scivolata al 15o posto. A fianco, l’export nazionale nel suo complesso, che nel 2013 era all’8o posto tra i fornitori del mercato russo, è sceso al 14o posto, scavalcato anche da Turchia e Romania.
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