Il Food & Beverage, nel 2019, si è mosso in modo premiante nel panorama manifatturiero italiano. Parla il +3,0% di produzione sugli 11 mesi dell’anno, rispetto al -1,1% parallelo della produzione industriale aggregata del Paese. E lo dimostra anche il +5,7% dell’export di settore sui 10 mesi, rispetto al +2,1% delle esportazioni complessive.
L’alimentare non si piega alle guerre commerciali
Sono performance importanti, che tuttavia non consentono di sedersi sugli allori. Gran parte del trend di produzione dell’industria alimentare maturato nel 2019 è legato alle esportazioni negli Usa, che sono cresciute con tassi a due cifre per gran parte dell’anno. Ma che sono scese, tuttavia, sotto tale soglia a consuntivo, anche perché in ostaggio, com’è noto, delle ritorsioni daziarie messe in atto dall’amministrazione Trump. In sostanza, il sostegno del mercato americano è intaccato e si rischia anche in futuro. Il che inquina le certezze e le prospettive a breve.
Non va dimenticato, a fianco delle vicende di oltre Atlantico, il vulnus del mercato russo. Nel 2013, prima dell’embargo scattato nell’agosto 2014 nei confronti dei prodotti italiani a base di carne, dei lattiero-caseari e degli ittici, l’export della nostra industria alimentare in Russia aveva raggiunto la quota di 562 milioni di euro.
Nel 2014 questo mercato era all’11° posto tra gli sbocchi del Food & Beverage nazionale e stava entrando di prepotenza nei “top ten”, anche perché mostrava una spinta formidabile. Veniva, infatti, da aumenti medi, nel quadriennio 2010-2013 precedente l’embargo, pari al +24%. Oggi la Russia è scivolata al 15° posto tra gli sbocchi della nostra industria alimentare.
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Responsabile Ufficio Studi, Mercato e Ufficio Stampa di Federalimentare
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