Come noto, il decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63, recante disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale, contiene diverse disposizioni di rilievo per il mondo agricolo e per intere filiere produttive. Tra queste assume indubbiamente particolare rilevanza l’articolo 4 del testo volto a rafforzare il contrasto alle pratiche sleali attraverso la fissazione di costi di produzione e costi medi di produzione che diventano elementi essenziali nella determinazione dei prezzi di vendita previsti nei contratti di cessione di prodotti agricoli (ma anche alimentari).
Va innanzitutto sottolineato che l’obiettivo di garantire un’adeguata remuneratività a tutti gli attori delle varie filiere produttive non può che apparire pienamente condivisibile. Soprattutto, come nel caso delle filiere frumento, se si intende sottrarsi al rischio di una deleteria erosione degli areali e dei volumi produttivi. È evidente, soit dit en passant, che le criticità che affliggono il comparto della frumenticoltura nazionale non possono certamente essere ricondotte, come erroneamente sostenuto da talune rappresentanze agricole, a uno squilibrio della ripartizione del valore all’interno della filiera o al ricorso, da parte dell’Industria, alle importazioni di materia prima.
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Presidente Italmopa
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