I problemi lamentati negli ultimi mesi dal mondo alimentare sono noti. Essenzialmente: flessione quali-quantitativa delle vendite interne, elevatezza dei prezzi alimentari alla produzione e al consumo, compressione dei margini. Il nuovo problema che si sta profilando sta nel fatto che essi appaiono tutt’altro che volatili. In sostanza, essi mostrano chiare tendenze al radicamento nel tessuto economico del Paese, anche se c’è da augurarsi, in prospettiva, che essi abbiano impatti meno vistosi. È uno scenario in qualche modo rivoluzionario per l’industria alimentare, che viene da decenni di stabilità anticiclica, a fronte delle oscillazioni di mercato spesso marcate di altri settori, e da dinamiche dei prezzi al consumo inossidabilmente calmieratrici, ovvero inferiori al tasso d’inflazione.
Gli ultimi dati mostrano che le vendite alimentari di febbraio scendono con un tendenziale in volume del -4,9% sullo stesso mese 2022, mentre il delta in valore sale al +7,9%. Ne esce una forbice fra i due delta di 12,8 punti, superiore di 0,9 punti a quella di gennaio. In sostanza, i dati delle vendite di febbraio confermano la grande difficoltà della domanda e tensioni di prezzo nel perimetro alimentare ancora molto marcate e lontane da segnali di ripiegamento.
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