Nell’anno della grande crisi alimentare, con il grano bloccato nei porti dell’Ucraina per la guerra, la produzione italiana segna il passo a causa della siccità. Secondo le prime stime, per via del caldo torrido anticipato e della prolungata assenza di piogge, la produzione italiana di grano potrebbe scendere quest’anno dal 10 al 30% a seconda delle zone. Nel dettaglio, in Emilia Romagna e Veneto le previsioni parlano di una diminuzione intorno al 10%, mentre per le regioni centrali la flessione potrebbe attestarsi al 15-20%. La forbice si allarga al Sud, con una un calo tra il 15 e il 30%, più marcato nelle Isole. Non sono solo numeri lontani da quelli dell’annata record dello scorso anno, ma anche da quelli di un’annata ordinaria. Male le rese, quindi, ma non benissimo nemmeno le semine: i dati sulle superfici coltivate a cereali, secondo le ultime rilevazioni Istat, che però non tengono conto delle semine tardive di numerose regioni, vedono il frumento tenero attestarsi a poco più di 500 mila ettari (+1% rispetto al 2021), mentre il grano duro è fermo a 1,21 milioni di ettari (-1,5% rispetto al 2021).
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