Diamo un’occhiata d’insieme. Cominciamo col dire che l’export dell’industria alimentare nei primi due mesi dell’anno è cresciuto del +5,9% a livello mondo, ma è salito di più nell’area comunitaria, con un +7,5%. Il fenomeno è abbastanza anomalo. È indice di crescente fatica sui mercati lontani, che sono in genere più performanti, ed è portatore di qualche preoccupazione per il bilancio produttivo del settore.
Basta guardare ai precedenti. Nel 2023, ad esempio, l’export aumentò del +6,6% a livello mondo, ma fece meglio, con un +9,1%, a livello comunitario. E in chiusura d’anno ne uscì, per il settore, un calo di produzione del -1,6%.
C’è anche un’altra coincidenza poco incoraggiante. Proprio nel 2023 l’export alimentare italiano negli Usa registrò il minimo storico di crescita dell’ultimo decennio, con un delta marginale del +2,2%. Nel 1° bimestre 2024 (periodo ovviamente esente da contraccolpi daziari) l’export di settore negli Usa ha segnato un +11,2% che “resiste” in qualche modo, dopo il +17,5% del consuntivo export 2024. Ma è un delta in parte gonfiato dall’effetto scorte innescato dagli importatori americani, in vista dei tempi cupi attesi per l’effetto dazi.
Contenuto visibile solo agli utenti abbonati
Responsabile Ufficio Studi, Mercato e Ufficio Stampa di Federalimentare
© Copyright 2022 AVENUE MEDIA S.R.L. Tutti i diritti sono riservati. Note legali | Credits | Privacy Policy Editoria | Cookie Policy | Preferenze cookie