Le caselle statistiche che compongono il mosaico congiunturale di fine anno si stanno completando e, quindi, emergono valutazioni ulteriori e più aggiornate sul bilancio 2020 rispetto a quelle formulate nelle ultime note di commento. Intanto, a dicembre la produzione alimentare ha chiuso peggio delle aspettative con un secco -5,1% sullo stesso mese dell’anno precedente, il taglio più pronunciato fra quelli osservati nel secondo semestre. Il tendenziale di produzione del settore, sull’intero arco 2020, scende così al -2,5%, ben 5,5 punti sotto il +3,0% con cui si era chiuso il 2019. Ne consegue, inevitabilmente, una “velocità di uscita” poco promettente per i primi mesi dell’anno in corso.
IN EVIDENZA IL CALO DELLA PRODUZIONE E LA CRESCITA DELLE VENDITE AL DETTAGLIO
Produzione industriale in profondo rosso Il molitorio non è risultato estraneo al cedimento generale, anche se ha un po’frenato la caduta segnando, a dicembre, un tendenziale di produzione del -3,7%, che ha cancellato l’esiguo vantaggio maturato in precedenza. Il comparto ha chiuso così il 2020 in piattezza assoluta (+0,0%) nel confronto con l’anno precedente. Il che, di per sé, non rappresenta un bilancio disprezzabile, considerando i cali di produzione del 2019 e del 2018, rispettivamente del -1,7% e del -1,1%. A fianco, il totale industria ha registrato, a dicembre, una variazione tendenziale del -2,0%, quindi più contenuta rispetto all’alimentare e al molitorio, che ha portato il bilancio annuale della produzione manifatturiera del Paese a un pesante taglio a due cifre (-11,4%), dopo il -1,3% del 2019 e il +0,8% del 2018. Bisogna risalire alla crisi post Lehmann Brothers del 2009 per trovare una scivolata della produzione industriale di tale portata, e bisogna dire che quella, con un -18,6%, fu ancora peggiore. In dicembre solo quattro settori industriali, sui 13 censiti dall’Istat, hanno mostrato tendenziali positivi, a conferma del persistere delle correnti difficoltà nel processo di recupero avviato dall’industria nazionale dopo la prima fase della pandemia. L’industria alimentare ha confermato, peraltro, nel confronto sull’intero arco dell’anno, il ruolo di settore più resiliente; infatti, il suo -2,5% prima citato, anche se in territorio negativo, ha primeggiato, seguito a distanza dal farmaceutico (-5,5%) e dalla fabbricazione di computer (-7,3%). I comparti alimentari che hanno evidenziato le performance di produzione più brillanti nel confronto 2020/2019 sono stati quelli dello “zucchero” (+18,3%), della “pasta” (+8,5%) e degli “oli e grassi” (+6,2%).
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