Strada ancora in salita per lo scale up del settore biologico. Nonostante l’Italia sia uno dei Paesi europei più avanti nel percorso voluto dalla strategia europea Farm to fork, poiché è prima per estensione degli areali certificati ed è fra le prime per numero di operatori (circa 90mila), sono ancora molte le disarmonie normative tra il quadro legislativo europeo e quello nazionale che creano non poche incertezze nel percorso di transizione ecologica delle aziende agroalimentari. Gli strumenti tecnici e tecnologici per effettuare l’upgrade produttivo ci sono e continuano a svilupparsi, ma la loro introduzione è frenata, in parte, dall’incertezza degli operatori che hanno di fronte un ginepraio di norme poco chiare e talvolta lacunose. D’altro canto, il mercato registra una domanda di prodotti bio in contrazione: -3% a volume rispetto al 2022 a fronte di un aumento del valore del 7%, secondo Nomisma, anche per l’influenza della spinta inflazionistica in atto. È quanto è emerso nel corso di Sanatech, la rassegna internazionale della filiera produttiva del biologico e del sostenibile che si è tenuta dal 7 al 9 settembre a BolognaFiere.
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Giornalista esperta del settore agroalimentare
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