Gli Stati Uniti, come è noto, sono il primo mercato extraeuropeo per i prodotti alimentari italiani, ivi compreso per i nostri sfarinati, e pertanto i nuovi orientamenti politici emersi dalle recenti presidenziali americane e le relative conseguenze sul commercio internazionali meritano di essere attentamente valutati.
La prima presidenza Trump si era contraddistinta per un’esasperazione delle politiche protezionistiche che avevano generato profonde preoccupazioni tra i partner commerciali e forti tensioni con Paesi storicamente partner Usa, quali quelli dell’Ue. È il caso di ricordare che la disputa Airbus-Boeing, a mero titolo esemplificativo, aveva determinato, prima della tregua quinquennale sancita nel 2021 (e quindi di prossima scadenza), l’applicazione di dazi e controdazi ritorsivi che avevano sfiorato anche alcuni prodotti di nostro particolare interesse quali il frumento tenero Usa di alta qualità importato nell’Ue o la pasta italiana destinata al mercato statunitense.
Orbene, il programma isolazionista del neo Presidente statunitense non sembra in alcun modo discostarsi dal passato quando esso afferma che intende utilizzare ogni strumento a disposizione, comprese le tariffe da applicare su tutti i prodotti importati, per proteggere i produttori americani, siano essi agricoli o meno.
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Presidente Italmopa
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