Con un aforisma, il Canada viene descritto come un grande Paese con poca storia ma molta geografia. A ben pensarci la stessa frase, a parti invertite, potrebbe essere applicata all’Italia: un Paese con un importante passato ma con poca geografia. Ma ciò è vero solo in parte. Il nostro Paese è infatti oggettivamente piccolo in fatto di dimensioni, ma estremamente variegato in termini geografici e paesaggistici, dove mare e montagna convivono in pochi chilometri e in cui si passa, in maniera relativamente veloce, dall’aspro clima alpino alle dolcezze mediterranee. Questo particolare aspetto, se da un lato ha esaltato la biodiversità – non solo negli ecosistemi ma anche nelle espressioni culturali e artistiche – dall’altro non ha favorito le produzioni agricole estensive, in cui il principale fattore di produzione è il terreno nell’espressione delle grandi pianure.
PER ESSERE GRANDI PAESI ESPORTATORI L’ESTENSIONE DEL TERRITORIO NON BASTA A FARE LA DIFFERENZA
L’importanza della logistica e dell’informazione Per tornare all’inizio e al Canada, il confronto è evidente. Fatta la tara delle regioni artiche, si tratta di un Paese di quasi dieci milioni di chilometri quadrati: più o meno trenta volte la superficie dell’Italia. Il nostro Paese importa annualmente oltre il 50% di materie prime di filiera cerealicola. È noto che, per il grano duro, in condizioni produttive normali (lo scorso anno ha costituito un’eccezione), il Canada è il principale esportatore mondiale e, quindi, rappresenta il driver del mercato e il primo fornitore dell’Italia.
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