Il 2021 dell’industria alimentare è stato caratterizzato da quattro fenomeni vistosi e contraddittori. I primi due sono rappresentati dal passo lusinghiero della produzione e dell’export, che potrebbero chiudere l’anno con consuntivi prudenziali valutabili, rispettivamente, attorno al +5,5% e al +9,0%, e forse più.
COSTI DI PRODUZIONE E VARIABILI GEOPOLITICHE MINACCIANO LA RIPRESA DEL SETTORE
Gli altri due, conflittuali con i primi, si legano (al di là dei nodi connessi alla logistica e del problema caro-energia, orizzontali al sistema) alla forte dinamica espansiva delle quotazioni di alcune commodity agricole e alla correlata spinta dei costi di produzione di molti comparti, largamente frenati dai contenimenti contrattuali operati dalla Gdo. A tale quadro vanno aggiunte le forti difficoltà, per i comparti interessati, nel reperire cartone e vetro.
La differenza fra i trend di fatturato (+12,1%) e di produzione (+5,6%) è salita bruscamente, a ottobre, a 6,5 punti. Ma è rimasta esigua, pari a 1,3 punti, nellamedia dei 10 mesi. Va pure detto che il 2020 aveva registrato una differenza media premiante del fatturato rispetto alla produzione di 1,9 punti.
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